Il Magazine della BCC Venezia Giulia

 

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Le donne del mare: scienza al femminile

1 Luglio 2022
di Giovanni Marzini
Paola Del Negro
Direttrice Generale dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste, Paola Del Negro –origini carniche– adora comunque il mare. Laureata in Scienze Biologiche all’Università di Trieste, vanta un’intensa attività didattica negli atenei di Padova e Trieste ed oltre ad una trentina di campagne oceanografiche è anche autrice di decine di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali. Dal 2018 guida l’OGS, con sedi a Udine e ben 3 a Trieste –a Borgo Grotta Gigante, a Miramare e a Santa Croce– ma anche a Venezia e Panarea. Assieme al presidente dell’OGS Nicola Casagli, in sella dal 2020, culla il sogno di una nuova sede in riva al mare per questo istituto. Tra poco la suggestiva location lungo la costiera triestina dovrà essere abbandonata ed il progetto è quello di approdare nel cuore di Trieste, in uno dei magazzini del Portovecchio: sede ideale –secondo presidente e direttore generale– potrebbero essere il magazzino 24 o il 25, posizionati davanti al già ristrutturato 26. Suggestiva alternativa –sogno nel cassetto di Paola Del Negro– l’area della Lanterna, nella zona limitrofa alla sacchetta, da tempo individuata per il Parco del Mare. Idea più che suggestiva, a completamento di un progetto che si prefigge di essere qualcosa di più che un semplice aquario…
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Le donne del mare: scienza al femminile

Parla Paola Del Negro, direttrice generale dell’OGS: 300 studiosi, quasi per metà donne. Studiano la crosta terrestre ed i mari per aiutarci a capire dove sta andando il nostro pianeta.

Ideale ha intervistato la direttrice Del Negro: una scienziata che si riconosce nei valori etici che la BCC Staranzano e Villesse fa suoi per la salvaguardia del nostro Pianeta. L’uomo sta distruggendo un pianeta meraviglioso come la Terra, capace di resistere e di sopravvivere benissimo, con i suoi equilibri naturali. Ma se andiamo avanti così, ci riuscirà solamente quando gli esseri umani non ci saranno più…” Ha le idee molto chiare ed è capace di parlare così, con il disincanto della studiosa e della scienziata che riesce a dirti certe cose accompagnandole con un mezzo sorriso, anche se amaro. Paola Del Negro, dal 2018 direttrice generale dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste, ci riceve nella sala del Consiglio di un organismo che più comunemente conosciamo da sempre come OGS. Ci troviamo nella sede principale di Borgo Grotta Gigante, Comune di Sgonico, sull’altipiano triestino. E siamo proprio a fianco dell’ingresso della Grotta Gigante, cavità carsica da sempre apprezzata meta di migliaia di visitatori. L’OGS lavora lì anche perchè nelle profondità della grotta si trovano i sismografi dell’Osservatorio di Trieste, che monitora costantemente oltre ai mari la crosta terrestre ed il suo sottosuolo.

Direttore, c’è una donna a dirigere le trecento e più persone che operano in questo istituto, dove se non sbaglio la parità di genere è quasi una realtà…
“In effetti –e qui il sorriso e la soddisfazione sono evidenti– possiamo dire che è così. Visto che le donne impegnate nella nostra struttura superano il 40 per cento del totale. E diventano maggioranza per quel che concerne lo studio dei mari. Più studiosi di sesso maschile si occupano invece della terra: geofisica e geologia sono visti ancora come una professione più prettamente riservata agli uomini. Chissà, forse la sensibilità femminile è invece più attratta dal mare…”

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Geofisica e geologia al maschile, donne attratte dal mare.

Entriamo subito nel vivo del nostro incontro. Il tempo per salvare questo nostro pianeta si sta assottigliando sempre di più? Cambiamenti climatici, siccità, inquinamento, pandemie, ora anche conflitti con minacce chimiche e nucleari… Cosa lasceremo ai nostri figli, ai nostri nipoti?
“Proprio in queste ultime settimane l’impressione è quella di fare un balzo all’indietro di molti anni. Pandemia, carestie ed ora anche la guerra sono come una macchina del tempo che pare andare a ritroso. Sentir parlare nuovamente del carbone come fonte energetica ci spaventa. È già svanita la svolta verde della quale stavamo parlando soprattutto in Europa? Credo che sino a quando non capiremo che i tre grandi pilastri della sostenibilità devono essere portati avanti assieme –parlo di Società, economia ed ambiente– il problema resterà grave e di difficile soluzione. Siamo vicini, vicinissimi ad un punto di non ritorno. Il problema della salvezza del pianeta non è un problema della nostra Terra, è un problema dell’uomo che la abita. E aggiungerò una tristissima realtà: nonostante noi essere umani si sia dotati di intelligenza, sulle problematiche ambientali non abbiamo capito veramente niente, a cominciare da quelle che sono le leggi della natura. Avremo sempre di più in futuro problemi per procurarci il cibo e soprattutto l’acqua. Basti guardare già adesso come un bene primario come le risorse idriche siano a rischio. Pensiamo solamente al fatto che iniziamo ad essere preoccupati anche qui nella nostra regione, che ha la maggior disponibilità di acque sotterranee; pensiamo allora come possono stare altre regioni, altri paesi, senza andare sino al continente africano dove le migrazioni climatiche sono già iniziate…”

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La salvezza del pianeta è un problema dell’Uomo.

E poi c’è il problema energetico, dove l’unica via d’uscita pare quella di imboccare la strada delle rinnovabili. E della cosiddetta energia geotermica, della possibilità cioè di ricavare energia dalla crosta terrestre, cosa ne pensa?
“È una strada assolutamente da percorrere. E anche noi, come OGS abbiamo già fatto appositi studi anche importanti qui in regione. Dovremmo investire, investire molto, anche in questo settore. Perché ormai gli strumenti per ricavare energia dal sottosuolo rispetto al passato, adesso ci sono, senza essere distruttivi ed invasivi, rispetto allo sfruttamento di altre fonti energetiche. Per semplificare, ribadisco che la Terra vivrà, per altri milioni di anni. Dobbiamo fare in modo che lo possa fare ancora con l’uomo e non senza. Così come si sono estinti i dinosauri, rischia di estinguersi adesso il genere umano. In questi giorni sentiamo parlare addirittura di bombe atomiche. Ma, in natura nessun animale farebbe del male a se stesso: possibile allora che lo faccia l’uomo. A volte penso che non è poi vero che noi si sia così intelligenti…”

Parliamo adesso del nostro mare, del suo stato di salute. Se le dicessi di parlarmi della plastica e poi del… rumore del mare?
“Non abbiamo una visione prospettica del problema. Adesso la plastica la stiamo demonizzando, ma ci ha consentito di fare negli anni un grandissimo salto in avanti. Quello che non abbiamo messo in conto e non abbiamo capito di questi composti è la loro indistruttibilità. Quindi dovevamo capire che non avremmo potuto produrne a dismisura. E invece lo abbiamo fatto. Ce ne siamo accorti e la sensibilità per fortuna è aumentata, almeno negli ultimi anni. Ma il mare continua a soffrirne, perché gli scarichi in mare non sono cessati. E l’attenzione che poniamo adesso è arrivata in ritardo, rispetto ai tanti danni fatti in passato. Senza toccare il problema delle microplastiche, scorie millimetriche che non vengono trattenute nemmeno dagli impianti di depurazione.
Adesso però, ha fatto bene a sottolinearlo prima, il grande problema è il rumore. Il rumore sott’acqua, dovuto all’aumento del traffico marittimo, della cosiddetta economia blu che si sta sviluppando e che disturba la vita degli animali marini che comunicano attraverso segnali sonori. In presenza di altri rumori la comunicazione anche tra specie diverse diventa difficile, se non impossibile. Ed i danni sono molti: difficoltà di accoppiamento e nella ricerca del cibo, problemi nella riproduzione. Tutti i cicli vitali risultati alterati, dai pesci più grandi, dai mammiferi come le balene sino al plancton”.

“Gli scarichi di plastiche in mare non sono cessati, ma per fortuna la sensibilità negli ultimi anni è aumentata.”

Spostiamoci ai poli. Perché sono così importanti le vostre spedizioni in mezzo ai ghiacciai, al Polo Nord ed in Antartide?
“Lo studio della calotta glaciale e anche dei sedimenti in Antartide ci fa capire com’era il clima nel passato e questo ci aiuta a capire cosa può succedere nel futuro. Sono informazioni che dal punto di vista climatico ci consentono di fare dei modelli di previsioni per il futuro in base a quello che c’è stato sino ad oggi. Altre importanti informazioni le riceviamo poi cercando di capire cosa sta avvenendo a livello di circolazione: ricordiamoci infatti che tutta la circolazione degli oceani, in rapporto diretto con l’atmosfera e quindi con il clima, ci aiuta a capire molte cose sui tanto nominati cambiamenti climatici. Ricordiamoci a tale proposito che i grandi motori del clima sono i poli: è il freddo il grande motore del clima! Ecco perché andare a studiare lì cosa sta avvenendo è molto più utile che in ogni altra parte del pianeta”.

Quante volte è andata in Antartide…?
“Ci sono stata tre volte. E pensi che io sogno di stare invece al caldo... Ma nonostante ciò sogno di andare invece almeno una volta in Artico: anni or sono stavo per partire per una spedizione che avevo organizzato. Poi sono stata bloccata per problemi familiari. Ma non dispero per il futuro”.

Anche perché con una nave, come la “vostra” Laura Bassi, le occasioni non mancheranno…
“La Laura Bassi, immatricolata alla Capitaneria di Porto di Trieste è al momento l’unica unità italiana per le ricerche oceanografiche. Attualmente sta rientrando in Italia dalla Nuova Zelanda dopo settimane di lavoro in Antartide.

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“La Laura Bassi, immatricolata alla Capitaneria di Porto di Trieste è al momento l’unica unità italiana per le ricerche oceanografiche.”

Un’ultima domanda, professoressa Del Negro, per strapparle ancora un sorriso: se dovesse scegliere fra Trieste città della Scienza, del Caffè o della Barcolana…?
“A me piacciono tutte e tre –il sorriso nel frattempo è arrivato puntuale– ma è chiaro che una preferenza va alla Trieste della Scienza. A me piace pensare a Trieste città della Scienza come un hub del territorio regionale, perché sono tanti i soggetti e le istituzioni scientifiche che lavorano nel territorio. Dovrebbero a mio avviso parlarsi di più tra di loro: ci sono anche due Università in Friuli Venezia Giulia. Ecco, vorrei vedere maggior territorialità: per dire, Regione della Scienza, forse mi piace ancor di più”.

 

Paola Del Negro
Direttrice Generale dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste, Paola Del Negro –origini carniche– adora comunque il mare. Laureata in Scienze Biologiche all’Università di Trieste, vanta un’intensa attività didattica negli atenei di Padova e Trieste ed oltre ad una trentina di campagne oceanografiche è anche autrice di decine di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali. Dal 2018 guida l’OGS, con sedi a Udine e ben 3 a Trieste –a Borgo Grotta Gigante, a Miramare e a Santa Croce– ma anche a Venezia e Panarea. Assieme al presidente dell’OGS Nicola Casagli, in sella dal 2020, culla il sogno di una nuova sede in riva al mare per questo istituto. Tra poco la suggestiva location lungo la costiera triestina dovrà essere abbandonata ed il progetto è quello di approdare nel cuore di Trieste, in uno dei magazzini del Portovecchio: sede ideale –secondo presidente e direttore generale– potrebbero essere il magazzino 24 o il 25, posizionati davanti al già ristrutturato 26. Suggestiva alternativa –sogno nel cassetto di Paola Del Negro– l’area della Lanterna, nella zona limitrofa alla sacchetta, da tempo individuata per il Parco del Mare. Idea più che suggestiva, a completamento di un progetto che si prefigge di essere qualcosa di più che un semplice aquario…