Il Magazine della BCC Venezia Giulia

 

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Cimolai e Vessel, il nuovo simbolo della Grande Mela nato a Monfalcone

25 Luglio 2019
di Alfonso Di Leva
I protagonisti
L'articolo in questa pagina è tratto dalla versione cartacea di Ideale: il magazine trimestrale della nostra Banca che dal 2017 ha raccontato i protagonisti dell’economia e del territorio. Puoi sfogliare tutti i numeri passati della rivista da qui

Cimolai e Vessel, il nuovo simbolo della Grande Mela nato a Monfalcone

Qui sono stati costruiti il nuovo simbolo di New York, le travi della nave più grande del mondo e la copertura del Roland Garros. 

Cimolai a New York

È nato a Monfalcone il nuovo simbolo di New York, una monumentale e avveniristica torre in acciaio, bronzo e cemento che, per bellezza e originalità, diventerà la Torre Eiffel della Grande Mela. E sono nate a Monfalcone le gigantesche travi di acciaio che consentono alla “Pioneering Spirit” –la nave più grande del mondo, un ciclopico cantiere che naviga come se fosse un catamarano– di sollevare e spostare le grandi piattaforme petrolifere oceaniche. E sta nascendo sempre a Monfalcone l’immensa copertura del mitico “Stade Roland Garros” di Parigi, tempio mondiale del tennis. Ed è molto probabile che nascerà sempre a Monfalcone, la “custodia” di acciaio e tecnologia che conterrà il Telescopio E-Elt, il più grande mai costruito al mondo, con uno specchio di 39 metri di diametro: sarà grande come il Colosseo, più alta del Big Ben, con aperture scorrevoli del diametro di 92 metri e un’altezza di 80 metri, capace di ruotare su se stessa con precisione più che millimetrica, a oltre tremila metri di quota, sulle Ande cilene. La culla dove nascono queste –e molte altre– meraviglie è lo stabilimento della Cimolai, il colosso della progettazione, costruzione e posa in opera di strutture metalliche con 525 milioni di euro di fatturato, oltre 3.000 dipendenti, cantieri e opere in 58 Paesi, una ventina di stabilimenti, sedi e uffici in Europa, Stati Uniti, Russia e Medio Oriente.

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Uno stabilimento grande come 40 campi da calcio
Lo stabilimento più grande del gruppo, nato a Pordenone nel 1949, è proprio quello di Monfalcone, 280.000 metri quadrati, di cui 46.700 coperti da capannoni lunghi anche più di 400 metri e alti ben oltre i 15-20 metri. Si trova praticamente sul mare, ha una banchina per l’attracco delle navi ed è in attività da appena cinque anni. Nel 2012 la Cimolai ha preso un capannone in disuso, ha creduto nelle potenzialità della sua posizione e del territorio che lo circonda e, in poco più di 60 mesi, ha trasformato questo capannone dove si sente l’odore del ferro e si respira il fascino delle sfide globali in un punto di riferimento della carpenteria metallica mondiale. “Da quando è stato acquisito, nel 2012 –spiega l’ingegnere Luigi Cimolai, presidente del Gruppo– la Cimolai ha investito nello stabilimento di Monfalcone circa 42 milioni di euro. Investimenti destinati non solo al miglioramento e ampliamento delle strutture ma anche e soprattutto alla costituzione di un polo dotato di macchinari all’avanguardia, capace di darci accesso a nuovi mercati e a produzioni di alto valore aggiunto quali le attrezzature di processo per il settore chimico e petrolchimico. Tutto questo ha portato ad avere un impianto industriale competitivo che impiega in media 350 addetti con evidenti ricadute positive sul territorio”. Un esempio? “Soraluce”: è una fresa –spiega il responsabile della carpenteria, Francesco, ingegnere, 33 anni, di Cervignano del Friuli– a montante mobile a controllo numerico di alta precisione con un banco lungo 70 metri. Di macchine del genere ce ne sono due, al massimo tre, in tutta Europa: a dispetto delle dimensioni enormi, è capace di lavorazioni meccaniche così precise da non superare lo scostamento di un millimetro su una lunghezza di 70 metri. È in questa fresa che sono nate le 16 travi della nave più grande del mondo e, grazie alla sua precisione, questi travi di metallo, lunghe 64 metri, alte quasi sei metri e mezzo, del peso di 1.600 tonnellate ciascuna, scivolano sul ponte del gigantesco catamarano, si infilano sotto le piattaforme petrolifere nel cuore degli oceani, le sollevano e le portano via, per le lavorazioni sulla terra ferma.

“Cimolai investe sul nuovo stabilimento di Monfalcone per le opere più prestigiose.”

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Il monumento a Manhattan
Un altro esempio? Il “Vessel”. Molto più di un monumento, destinato a diventare un’icona di New York, nel cuore di Manhattan, a un passo da Times Square e dal Rockefeller Center. Disegnato dall’architetto britannico Thomas Heatherwick, alta 46 metri, con 80 terrazze, 154 scale e più di un chilometro e mezzo di esplorazione verticale, sarà un grande spazio di ritrovo con decine di punti di osservazione, un grande palcoscenico dal quale vedere ed esplorare New York. Questo gioiello di metallo, bronzo e rame è stato costruito a Monfalcone, pezzo per pezzo, con precisione più che millimetrica. E prima di portarlo nel parco dell’Hudson Yards, il nuovo complesso residenziale e commerciale in costruzione a Manhattan, i tecnici della Cimolai hanno voluto vedere se veramente era tutto a posto e se veramente erano stati così bravi nel loro lavoro. Per questo l’hanno montato nel piazzale dello stabilimento di Monfalcone, pezzo per pezzo, da cima a fondo, e quando si sono convinti che era tutto “ok”, l’hanno smontato, pezzo per pezzo, caricato sulle navi e spedito in America. Lo rimonteranno negli States, ancora una volta pezzo per pezzo, gradino dopo gradino, con incastri perfetti e millimetrici, con l’orgoglio di aver fatto una cosa unica. Come uniche sono la Torre A e “The Shed”, che stanno sorgendo a pochi metri dal “Vessel”. Della gigantesca Torre A (81.000 metri quadrati) Cimolai ha realizzato la maggior parte della carpenteria metallica con travi di piano bullonate o saldate a pilastri in acciaio, mentre è tutta “made in Monfalcone” (e nell’altro stabilimento Cimolai di Roveredo) “The Shed”, un’avveniristica struttura composta da una costruzione fissa (alta 33 metri, larga 37 e lunga 45) e un involucro mobile. Grazie a un complesso sistema di carrelli a ruote, il gigantesco involucro può scorrere sulla costruzione fissa prima creando una piazza all’aperto (quando copre la costruzione) o un grande spazio coperto (quando scivola via verso l’esterno).

Il legame con il territorio
A fare di Monfalcone uno stabilimento unico non è solo la sua collocazione sul mare, che consente l’imbarco diretto di costruzioni gigantesche destinate a solcare migliaia di miglia negli oceani, ma anche un magico mix di conoscenze e competenze professionali che vedono fianco a fianco, anche in ruoli di grande responsabilità, giovani ingegneri –come Giacomo, che a 30 anni è responsabile dell’intero reparto di lavorazione meccaniche– e tecnici più anziani, con esperienza pluridecennale, anche settantenni, che come consulenti sono lì, nelle corsie dello stabilimento, a dispensare consigli e suggerimenti. È da questa alchimia di conoscenze e skill di diverse generazioni, dai valori, dalla tradizione e dalle competenze di tanti altri team, a cominciare da quelli della progettazione e quelli dei cantieri, che Cimolai riesce a lavorare a progetti sempre unici, a trovare soluzioni a problemi sempre più originali e complessi, “su misura” per il singolo cliente. Come avviene in una sartoria di alta classe, solo che qui non si confezionano abiti con tessuti pregiati, ma impianti giganteschi di metallo, da centinaia e centinaia di tonnellate di peso. “Senza questo approccio, fortemente orientato a rispondere alle esigenze dei singoli committenti, saremmo fuori mercato”, sottolinea Mattia Dario, architetto, responsabile dell’area marketing, anche lui poco più che trentenne. Una marcia in più viene sicuramente dal forte legame con il territorio: la quasi totalità dei lavoratori dello stabilimento vive in un raggio di non più di 30-40 chilometri da Monfalcone. E sono oltre una cinquantina le aziende del territorio che collaborano in maniera continuativa con Cimolai.

“Senza questo approccio saremmo fuori mercato.”

Energia, la nuova frontiera
Sullo stabilimento di Monfalcone la Cimolai ha investito e continua a investire. La nuova sfida è nel settore energetico. Accanto alle gigantesche strutture che copriranno il Roland Garros, nei capannoni sono in costruzione trenta immensi serbatoi a pressione per una raffineria in Texas. Ognuno di questi serbatoi è alto più di 55 metri (in futuro altri raggiungeranno i 70 metri) ed è stato progettato per contenere petrolio e derivati degli idrocarburi a pressioni enormi. Nello stabilimento li vedi poggiati a terra, per tutta la loro lunghezza, e fanno impressione. Ci sono poi un cristallizzatore enorme (per trasportarlo servono svariati “carrelloni” con assi da 50 tonnellate di portata ciascuno) e le macchine che lavorano acciai e metalli di tutti i tipi, dall’inox a quello al carbonio, da quelli placcati alle leghe di nickel. Ma il primato più importante per uno stabilimento così esposto al rischio di incidenti sul lavoro è in un piccolo cartello, all’ingresso della palazzina degli uffici. C’è scritto: “giorni di assenza da infortuni: 561”. Il che vuol dire che da 561 giorni alla Cimolai di Monfalcone non ci sono infortuni significativi (con prognosi superiore ai tre giorni) e che, anche fra questi giganti di metallo e acciaio, il centro dell’attenzione rimane sempre l’uomo.

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