Il Magazine della BCC Venezia Giulia

 

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Il cinema a Sagrado. Esercizio e consumo

25 Maggio 2020
di Marina Dorsi

Il cinema a Sagrado. Esercizio e consumo

Dietro un semplice sportello ATM si cela una storia lunga un secolo, a testimonianza di una comunità

Se ci si sofferma ad osservare la facciata dell’edificio sede dello sportello ATM della BCC di Staranzano e Villesse a Sagrado, incuriosisce la presenza di un frontone che fa pensare ad un edificio che un tempo ebbe una funzione pubblica. Conferma si trova nell’esaustivo studio di Giulia Cane “Il Cinema a Sagrado. Esercizio e consumo” che, esplorando le mura e le memorie di quella che fu una piccola sala di paese, la qualifica quale strumento di autoidentificazione della comunità, specchio di ogni cambiamento esterno dettato dagli eventi della storia del ‘900. Prima della Grande Guerra il cinema delle origini, in un paese di confine quale era Sagrado, rispondeva alle esigenze di un pubblico trilingue: italiano, sloveno e tedesco.

Un edificio con una funzione pubblica: definito dallo studio di Giulia Cane quale strumento di autoidentificazione di una comunità. E racconta cos’era il cinema nel Novecento.

Con l’avvento dell’Italia, nel 1921, lo stabile sito in piazza Dante fu riadattato dalla famiglia Pian – originaria di Romans - col denaro statale destinato alla ricostruzione, in modo da dargli dignità di luogo di un certo prestigio, moderno, elegante, ispirato agli edifici liberty triestini. Un palazzetto con apertura sulla piazza, a sottolineare la natura comune natura. La facciata era sobria, tripartita in senso orizzontale e verticale, con il frontone vagamente liberty, affrescata da Corrado Zimolo, lo stesso decoratore della chiesa di Sagrado. La sala conteneva 260 posti: 60 poltroncine e 200 sedie, un pianoforte “con il rotolo”. Per tutto il corso del secolo il pubblico fu fortemente caratterizzato dalla frequentazione di militari: italiani, tedeschi, cosacchi, inglesi, e nuovamente italiani, fino alla definitiva chiusura delle caserme che determinò la fine anche del Cinema Italia. La sala, dopo la definitiva chiusura intorno al 1965, subì radicali trasformazioni divenendo frequentata sala da ballo, discoteca, bar ed infine l’edificio che scorre quasi inosservato ai nostri occhi quando si percorre il senso unico che attraversa, in uscita, l’abitato di Sagrado.