Spesso la banca e i familiari dei giocatori d’azzardo patologici hanno un problema comune: controllare e contenere le spese di chi è affetto da gioco d’azzardo patologico per proteggere il tenore di vita della famiglia. La famiglia naturalmente ha un interesse diretto, la banca, invece, non può vedere con favore clienti che dilapidando il loro patrimonio o che diventando insolventi. Così -nella tutela della riservatezza e del segreto bancario- per tutelare la propria reputazione, la Banca ha la facoltà di selezionare i clienti anche in base alla moralità dei loro comportamenti.
La banca non può neppure approvare che i propri clienti perdano -per problemi di gioco- il lavoro o la loro attività restando così senza fonti di reddito o addirittura finendo nelle mani degli usurai.
Un’azione concreta in questo senso -forse anche un po' drastica-è stata quella di impedire alle carte di credito BCC di essere utilizzate nei luoghi in cui si scommette. Una scelta estrema, dicevamo, ma in fondo coerente con l’etica del credito cooperativo.

Ci sono alcuni modi che aiutano a tenere sotto controllo da parte della famiglia il comportamento del giocatore patologico: mantenere limitate le spese del giocatore; controllare nel continuo la situazione reddituale e patrimoniale della famiglia (andamento del conto corrente, debiti contratti, situazione dossier titoli, pagamenti regolari delle rate del mutuo /o dei prestiti). Le associazioni specializzate nel recupero di chi è affetto da dipendenza dal gioco d’azzardo sanno come approcciare il giocatore, ma non hanno una conoscenza approfondita dei meccanismi che regolano l’operatività delle banche; viceversa, gli addetti delle filiali bancarie non hanno una preparazione socio-psicologica specifica per approcciare efficacemente un giocatore patologico.